Penso che se non hai mai assaggiato la neve che cade al mattino, non sei mai rimasto bloccato all’aeroporto la notte di Natale e non hai mai aspettato due ore e tre quarti il tuo turno in un ospedale, beh non ti basteranno due confezioni di popcorn per far scorrere il tempo che ti resta a domani. La gente va e viene come in polizia, ché prima o poi nella vita una borsa la rubano anche a te, ma che ti credi? E’ tutto un gran casino sai.
Noi di neurologia stiam giù al meno due, dove tutto è verde, buio e scomodo come in tv. Che poi, i più diciamolo, che ne sanno ormai della tv? E allora al solito va bene anche così, perché in fondo basta avere due prospetti per sventolarsi e quattro pazienti vicini per lagnarsi in solidarietà che in qualche modo s’ammazzerà anche l’attesa.
Vedi la tragedia? L’ospedale è un luogo di gioia, perché noi pazienti siamo capiti e sappiamo capirci. Ma tu che stai là fuori che cosa stai cercando di capire adesso? Che cosa stai cercando di vedere attraverso noi?
La tristezza non sta in un luogo verde e sottorraneo, ma in tutte le volte che tu giri la faccia andandotene e dimenticandoti del dolore altrui. Noi siamo felici. Io sono felice. Camminare in salita vuol dire avercele ancora le gambe…